Palazzo Butera (PA)
Uno dei più maestosi palazzi di Palermo rinasce con l’importante collezione d’arte di Massimo Valsecchi e Francesca Frua de Angeli, al centro di uno dei più straordinari progetti di innovazione sociale e culturale a livello internazionale degli ultimi anni.
Palazzo Butera, forse meglio di altri, testimonia la grandeur di cui la Sicilia ha goduto nel corso della storia. La raccontano i 120 metri di facciata vista mare della maestosa residenza, i suoi 7000 metri quadrati di saloni un tempo affrescati, oltre che le preziose decorazioni come l’imponente scalone di marmo rosso di Ogliastro.
Il palazzo risale al 1692, epoca in cui i potenti Branciforti scelsero quest’area per edificare un nuovo casino che fu commissionato al grande architetto del Barocco palermitano Giacomo Amato. Una dimora che ha visto transitare tra le sue stanze l’elite culturale ed economica del continente, in particolare nel corso dell’800 quando Palazzo Butera diviene di proprietà dei Lanza, principi di Trabia, Butera e Scordia, celebri per i loro lussuosi ricevimenti.
Il nostro intento era dar vita ad un centro sperimentale delle arti a Palermo, un luogo ove fare innovazione culturale e sociale e restituire alla città quella dimensione internazionale che le è sempre appartenuta e di cui conserva semi e radici che aspettano solo di sbocciare.
(Massimo Valsecchi)
Una tale bellezza, simbolo della storia di Palermo, incontra la visione di Massimo e Francesca Valsecchi che decidono di acquistare il Palazzo nel 2015 con l’intenzione di aprirlo al pubblico e dare una casa alla loro vasta, quanto straordinaria, collezione d’arte costruita in oltre 50 anni di vita.
Quello che certo non manca a Massimo Valsecchi, un passato in finanza come broker, è l’intuizione di scommettere sempre sul giusto acquisto, sia esso un affare o un artista, tanto da essere riuscito a finanziare parte del restauro proprio attraverso la compravendita di sue opere d’arte.
Una vita dedicata all’arte come espressione di creazione del bene comune, la frase che forse meglio definisce la collezione messa insieme da Massimo Valsecchi è, infatti, secondo una prestigiosa rivista internazionale: “the least known private holding of great art” (la meno conosciuta collezione privata di grande arte).
Massimo Valsecchi rifugge, infatti, il collezionismo di opere già famose e scontate, indirizzando la sua ricerca, sin dagli anni ’70 quando gestiva la propria galleria a Milano, sul lavoro di artisti internazionali che, in particolare, impiegano l’arte per ricercare nuove forme di miglioramento sociale, da Anne e Patrick Poirier a David Tremlett, da Gilbert and George a Tom Phillips.
Riaperto oggi al pubblico, dopo 2 anni e mezzo di restauro che ha riportato alla luce splendidi dettagli originari dell’edificio, Palazzo Butera è stato trasformato in un laboratorio aperto alla città che utilizza la storia, la cultura, la scienza e l’arte come catalizzatori di sviluppo.
I diversi piani espositivi si aprono su due cortili, di cui uno caratterizzato da una meravigliosa pianta di Jacaranda dalla suggestiva forma che segue le linee dell’edificio, da cui si accede all’imponente terrazza. Nel 1737, infatti, il principe ottenne il permesso dal Senato palermitano di costruire un ampio affaccio sul mare caratterizzato da un pavimento in maioliche verdi e bianche di oltre 1000 metri quadri di superficie e di più di 100 metri di lunghezza.
Oltre al nucleo centrale di arte contemporanea, la collezione comprende anche dipinti antichi, porcellane, mobili inglesi disegnati da grandi architetti, acquerelli di artisti-viaggiatori e altre opere provenienti dai tanti anni di residenza londinese e viaggi di Massimo e Francesca. Tutti pezzi unici caratterizzati da avanguardia stilistica o sperimentazione di particolari materiali, come le sedie realizzate per la Camera dei Lords del Parlamento di Westminster opera di Augustus Pugin o lo splendido vaso di Wedgwood, il primo fatto in basalto nero nel 1768.
Le opere da descrivere sono infinite, tanto c’è da raccontare in ogni angolo del Palazzo. Per far comprendere la raffinatezza della visione di Massimo e Francesca, basti raccontare la meraviglia che coglie il visitatore quando si giunge in uno dei saloni del secondo piano. Diviso prima del restauro in varie stanze, quando è stato rimosso il controsoffitto, è riapparso un grande affresco squarciato al centro che lasciava intravedere l’ingegnosa struttura lignea portante del soffitto.
Invece di coprirla, è stato deciso di renderla un’opera d’arte nell’opera d’arte, una sorta di scenografia stratificata sulla storia del Palazzo che è stata messa in dialogo con i dipinti delle 10 città possedute dai principi di Butera che un tempo erano collocati sopra le porte e le finestre della sala di ingresso dell’edificio.
All’ultimo piano, un’altra sorpresa: è il piccolo Belvedere del Torrino, a cui si accede dai tetti, da cui si può godere di un’inedita quanto meravigliosa vista a 360° su Palermo.
E se dopo la visita sentite l’urgenza “studiare” la guida alle opere ed indagare la storia di ognuno degli splendidi oggetti visti in mostra, potete rilassarvi alla caffetteria “Le Cattive”, ispirata alla leggenda che vuole che le vedove dei marinai della vicina Kalsa, l’antico quartiere arabo della città, si riunissero a passeggiare sulla terrazza lungomare del palazzo; da qui il doppio significato di «cattive», che inizialmente erano solo prigioniere (captivae) di un lutto.
Palazzo Butera è un centro espositivo e di ricerca in continuo divenire, con sale che aprono, chiudono, si trasformano, grazie all’ascolto dell’anima del palazzo stesso, il dialogo con artisti, istituzioni ed enti di tutto il mondo, certi che, se Massimo Valsecchi non ha mai sbagliato un’intuizione o un acquisto, Palermo tornerà presto al centro del mondo.
Il segreto
Durante i lavori di rimozione del pavimento del locale caldaie del Palazzo, gli operai hanno scoperto un canale di scolo delle acque piovane realizzato nel secolo scorso con maioliche del ‘700 e dell’800. Continuando lo scavo, si sono accorti che il canale era “abitato” da una radice della Jacaranda che si trova nella corte. Un’opera involontaria della natura di tale bellezza, che si è deciso di evidenziata nel percorso espositivo da una lastra di vetro trasparente proprio come se fosse una delle opere d’arte contemporanea di cui è circondata.
Info utili
Palazzo Butera
Via Butera 8
90133 Palermo
Tel. +39 091 7521754
Biglietto: 10 euro, ridotto 7,5 euro